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Traduttore professionale vs “mio cugino”

Perché rivolgersi a un traduttore professionale? E soprattutto perché farlo quando hai a disposizione traduttori automatici, un cugino che vive all’estero o un dipendente che sa questa o quell’altra lingua?

Non ce ne vogliano i parenti di turno e tanto meno i lavoratori che, per migliorare il proprio CV e la propria cultura, hanno sudato per incastrare in agenda lezioni di inglese o mandarino e prendersi una certificazione linguistica. Il fatto che un’azienda abbia personale interno in grado di comunicare in altre lingue è al giorno d’oggi un valore aggiunto prezioso e un fattore competitivo rilevante.

Tuttavia, ci sono occasioni in cui anche chi parla e scrive “fluently” in una lingua diversa dalla propria – anche ammesso che sia effettivamente così – non ha tutti gli strumenti e l’esperienza necessari per tradurre il messaggio con precisione ed efficacia, senza rischiare di alterare il senso e il tono di voce originali.

Affidare le traduzioni a un conoscente o a una risorsa interna, per quanto capace ma abituata ad altre mansioni, può essere nell’immediato la scelta economicamente più vantaggiosa, ma rivelarsi presto catastrofica sotto molti punti di vista.

Un contratto tradotto in modo impreciso può farti perdere soldi o passare guai legali. Una traduzione senza le sfumature del testo originale può esser completamente travisata e far arrabbiare i tuoi partner commerciali. Se la documentazione che hai preparato per un bando contiene errori ti giocherai la possibilità di ottenere un finanziamento. Materiale di marketing che non tenga conto delle sensibilità e delle differenze culturali del mercato a cui si rivolge non solo può allontanare potenziali clienti ma può rivelarsi un boomerang sui social network.

A ognuno il proprio mestiere, insomma.

Se dopo aver letto questo articolo ti è venuta voglia di chiamare comunque tuo cugino, confidiamo che sia solo per chiedergli come sta.